Acciaio in equilibrio: capire i mercati per decidere meglio

05 dicembre 2025
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Le sfide economiche attuali e il loro impatto sulla siderurgia: cosa sta davvero succedendo

Nelle ultime settimane si è tornato a parlare di economia globale, produttività, politiche monetarie e mercati delle materie prime. Temi che sembrano lontani dal lavoro quotidiano di chi opera nella filiera dell’acciaio, ma che in realtà condizionano ogni giorno prezzi, margini, domanda e prospettive delle nostre aziende.
Proviamo a mettere insieme i punti più importanti, perché la fotografia che ne esce è utile a capire dove stiamo andando.

Un contesto economico che si muove poco, a volte troppo poco

L’Europa oggi cresce piano, lentissimo. L’Italia ancora meno. La produttività è ferma da vent’anni, e non è una frase fatta: +0,2% medio annuo dal 1995 ad oggi. Troppo bassa per restare competitivi.
Il che significa che quando la Germania rallenta, come sta facendo dal 2023 per il crollo del settore auto e della manifattura, tutta la catena ne risente. Gli ordini cambiano, la domanda si raffredda e chi lavora nell’acciaio lo percepisce immediatamente.

E anche gli Stati Uniti, che spesso tirano il resto del mondo, oggi sono in una fase strana: rischio di stagflazione, tassi che scendono ma con poco effetto sull’occupazione, aziende che licenziano perché stanno riconfigurando tutto attorno alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale.
Quando i mercati fiutano incertezza, l’acciaio è uno dei primi settori a sentire il colpo.

Cina, sovrapproduzione e prezzi internazionali: il cuore del problema

La siderurgia mondiale ha un nodo centrale, e continua a chiamarsi Cina.
Nonostante una domanda interna debole, soprattutto per la crisi immobiliare, la Cina non rallenta la produzione. Continua a comprare minerale di ferro, continua a far girare gli altiforni e continua ad esportare a prezzi bassi.

Una dinamica che sta creando tre effetti immediati:

  • I prezzi internazionali dell’HRC si raffreddano, con scostamenti importanti rispetto ai costi della carica dell’altoforno.

  • Le acciaierie cinesi lavorano con margini quasi inesistenti, ma non frenano la produzione.

  • L’Europa si sta muovendo verso barriere più stringenti, penalizzando l’ingresso di materiale di origine non certificata o non tracciabile.

  • Questo scenario porta a una divergenza chiara:
    i prezzi globali dell’acciaio tendono verso il basso, mentre in Europa, complici i dazi, le incertezze del 2026 e la corsa alle scorte, i prezzi stanno mostrando una dinamica completamente diversa.

    Il mercato italiano: tra timori, scorte e nuove protezioni

    In Italia, e in buona parte d’Europa, i prezzi dei coils si stanno muovendo al rialzo. Non guidati da una vera domanda, quanto dalla sensazione che:

    • a gennaio potrebbero cambiare le regole del gioco sui dazi

    • la guerra commerciale USA-Cina-UE potrebbe avere ricadute dirette

    • la protezione dell’acciaio europeo potrebbe ridurre l’offerta disponibile

    Il risultato è un mercato un po’ schizofrenico: a livello globale i benchmark scendono, qui invece è partita una corsa a mettere qualcosa a magazzino, complice anche il timore che i prezzi attuali non durino.

    Rottame: materia prima sempre più strategica

    Il rottame torna al centro della scena.
    A livello internazionale si è visto un rimbalzo guidato dalla Turchia, che ha ripreso gli acquisti per la produzione di tondo per cemento armato. In Italia abbiamo toccato dei minimi e ora stiamo vedendo i primi segnali di risalita.

    Il rottame diventerà sempre più strategico per tre motivi:

  • non abbiamo miniere

  • l’Europa spinge verso produzioni sempre più “green”

  • la richiesta di acciai riciclati crescerà per motivi normativi e di mercato

  • Il messaggio è chiaro: chi gestisce bene il rottame oggi, domani avrà un vantaggio competitivo reale.

    Energia: prezzi più bassi, ma quadro complicato

    Il mondo dell’energia si sta muovendo in direzioni diverse:

    • gas stabile e in lieve calo

    • enormi quantità di GNL in arrivo tra 2026 e 2027

    • stoccaggi italiani oltre il 95%

    • elettricità molto volatile per l’effetto delle rinnovabili

    Di giorno, quando il fotovoltaico spinge, i prezzi dell’energia crollano. Di notte tornano a salire.
    Un cambiamento radicale rispetto a pochi anni fa.

    La Germania, nel frattempo, si è mossa ottenendo il via libera per offrire energia alle imprese energivore a 50 €/MWh, una soglia che in Italia oggi sembra fantascienza.
    Questo crea una distorsione competitiva che l’industria siderurgica sente sulla pelle.

    Materie prime non ferrose: tra rimbalzi e correzioni

    I metalli non ferrosi vivono di dinamiche altalenanti:

    • rame forte per timori sull’offerta

    • zinco in fase di correzione

    • alluminio su e giù senza una direzione chiara

    • nickel schiacciato dall’esplosione produttiva dell’Indonesia

    Nel complesso, il settore inox sta attraversando un momento difficile, con scorte elevate e domanda debole.

    Che cosa significa tutto questo per chi lavora nel mondo dell’acciaio

    La sensazione, osservando i numeri e ascoltando queste analisi, è che ci stiamo muovendo in un mercato con:

    • molta incertezza e poca domanda reale

    • prezzi influenzati più dalla geopolitica che dai fondamentali

    • forte divergenza tra mercato internazionale e mercato europeo

    • crescente importanza di energia, dazi, logistica e dinamiche valutarie

    • rottame destinato a diventare una vera e propria “moneta industriale”

    E forse la sintesi più onesta è questa:
    il 2026 non sarà un anno semplice, però sarà un anno in cui chi saprà leggere bene i segnali, anticipare le tendenze e costruire rapporti solidi lungo la filiera potrà ritagliarsi spazi importanti.

    Nella siderurgia non vince chi rincorre il prezzo, vince chi capisce prima degli altri dove sta andando il mercato.