Acciaio in equilibrio: capire i mercati per decidere meglio
Le sfide economiche attuali e il loro impatto sulla siderurgia: cosa sta davvero succedendo
Nelle ultime settimane si è tornato a parlare di economia globale, produttività, politiche monetarie e mercati delle materie prime. Temi che sembrano lontani dal lavoro quotidiano di chi opera nella filiera dell’acciaio, ma che in realtà condizionano ogni giorno prezzi, margini, domanda e prospettive delle nostre aziende.
Proviamo a mettere insieme i punti più importanti, perché la fotografia che ne esce è utile a capire dove stiamo andando.
Un contesto economico che si muove poco, a volte troppo poco
L’Europa oggi cresce piano, lentissimo. L’Italia ancora meno. La produttività è ferma da vent’anni, e non è una frase fatta: +0,2% medio annuo dal 1995 ad oggi. Troppo bassa per restare competitivi.
Il che significa che quando la Germania rallenta, come sta facendo dal 2023 per il crollo del settore auto e della manifattura, tutta la catena ne risente. Gli ordini cambiano, la domanda si raffredda e chi lavora nell’acciaio lo percepisce immediatamente.
E anche gli Stati Uniti, che spesso tirano il resto del mondo, oggi sono in una fase strana: rischio di stagflazione, tassi che scendono ma con poco effetto sull’occupazione, aziende che licenziano perché stanno riconfigurando tutto attorno alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale.
Quando i mercati fiutano incertezza, l’acciaio è uno dei primi settori a sentire il colpo.
Cina, sovrapproduzione e prezzi internazionali: il cuore del problema
La siderurgia mondiale ha un nodo centrale, e continua a chiamarsi Cina.
Nonostante una domanda interna debole, soprattutto per la crisi immobiliare, la Cina non rallenta la produzione. Continua a comprare minerale di ferro, continua a far girare gli altiforni e continua ad esportare a prezzi bassi.
Una dinamica che sta creando tre effetti immediati:
I prezzi internazionali dell’HRC si raffreddano, con scostamenti importanti rispetto ai costi della carica dell’altoforno.
Le acciaierie cinesi lavorano con margini quasi inesistenti, ma non frenano la produzione.
L’Europa si sta muovendo verso barriere più stringenti, penalizzando l’ingresso di materiale di origine non certificata o non tracciabile.
Questo scenario porta a una divergenza chiara:
i prezzi globali dell’acciaio tendono verso il basso, mentre in Europa, complici i dazi, le incertezze del 2026 e la corsa alle scorte, i prezzi stanno mostrando una dinamica completamente diversa.
Il mercato italiano: tra timori, scorte e nuove protezioni
In Italia, e in buona parte d’Europa, i prezzi dei coils si stanno muovendo al rialzo. Non guidati da una vera domanda, quanto dalla sensazione che:
a gennaio potrebbero cambiare le regole del gioco sui dazi
la guerra commerciale USA-Cina-UE potrebbe avere ricadute dirette
la protezione dell’acciaio europeo potrebbe ridurre l’offerta disponibile
Il risultato è un mercato un po’ schizofrenico: a livello globale i benchmark scendono, qui invece è partita una corsa a mettere qualcosa a magazzino, complice anche il timore che i prezzi attuali non durino.
Rottame: materia prima sempre più strategica
Il rottame torna al centro della scena.
A livello internazionale si è visto un rimbalzo guidato dalla Turchia, che ha ripreso gli acquisti per la produzione di tondo per cemento armato. In Italia abbiamo toccato dei minimi e ora stiamo vedendo i primi segnali di risalita.
Il rottame diventerà sempre più strategico per tre motivi:
non abbiamo miniere
l’Europa spinge verso produzioni sempre più “green”
la richiesta di acciai riciclati crescerà per motivi normativi e di mercato
Il messaggio è chiaro: chi gestisce bene il rottame oggi, domani avrà un vantaggio competitivo reale.
Energia: prezzi più bassi, ma quadro complicato
Il mondo dell’energia si sta muovendo in direzioni diverse:
gas stabile e in lieve calo
enormi quantità di GNL in arrivo tra 2026 e 2027
stoccaggi italiani oltre il 95%
elettricità molto volatile per l’effetto delle rinnovabili
Di giorno, quando il fotovoltaico spinge, i prezzi dell’energia crollano. Di notte tornano a salire.
Un cambiamento radicale rispetto a pochi anni fa.
La Germania, nel frattempo, si è mossa ottenendo il via libera per offrire energia alle imprese energivore a 50 €/MWh, una soglia che in Italia oggi sembra fantascienza.
Questo crea una distorsione competitiva che l’industria siderurgica sente sulla pelle.
Materie prime non ferrose: tra rimbalzi e correzioni
I metalli non ferrosi vivono di dinamiche altalenanti:
rame forte per timori sull’offerta
zinco in fase di correzione
alluminio su e giù senza una direzione chiara
nickel schiacciato dall’esplosione produttiva dell’Indonesia
Nel complesso, il settore inox sta attraversando un momento difficile, con scorte elevate e domanda debole.
Che cosa significa tutto questo per chi lavora nel mondo dell’acciaio
La sensazione, osservando i numeri e ascoltando queste analisi, è che ci stiamo muovendo in un mercato con:
molta incertezza e poca domanda reale
prezzi influenzati più dalla geopolitica che dai fondamentali
forte divergenza tra mercato internazionale e mercato europeo
crescente importanza di energia, dazi, logistica e dinamiche valutarie
rottame destinato a diventare una vera e propria “moneta industriale”
E forse la sintesi più onesta è questa:
il 2026 non sarà un anno semplice, però sarà un anno in cui chi saprà leggere bene i segnali, anticipare le tendenze e costruire rapporti solidi lungo la filiera potrà ritagliarsi spazi importanti.
Nella siderurgia non vince chi rincorre il prezzo, vince chi capisce prima degli altri dove sta andando il mercato.